Una piccola premessa su chi siamo è stata necessaria per parlare della nostra ApeProg e del nostro progetto di ricerca legato al territorio: eccoci, 4 architette, provenienti da percorsi di studio, esperienze formative e lavorative differenti, che dal 2008 hanno deciso di lavorare insieme e che hanno fatto delle loro diversità e peculiarità individuali la loro forza! Sono queste le premesse che ci hanno permesso di diversificare le attività dello studio e soprattutto di dar vita a progetti di ricerca sempre differenti, che affiancano la professione tradizionale in maniera parallela e allo stesso tempo funzionale alla stessa.
Nel 2015, prende vita uno dei nostri progetti più coinvolgenti e innovativi: il progetto “Street architecture for people, il primo studio mobile di architettura”,
Un veicolo, un’apecar nello specifico, riprogettata completamente, strutturalmente, tecnologicamente e esteticamente, in modo da divenire un vero e proprio studio di architettura operativo e al tempo stesso un salotto mobile dove accogliere le persone e parlare dei temi dell’architettura e della città.
In questo modo l’ape si configura come una centrale d’ascolto sul territorio con la quale attraversare la città e avvicinare le persone, per produrre con loro un dialogo attivo e partecipato. Lo scopo ed il risultato di questo approccio al territorio ed agli abitanti è ovviamente quello di cortocircuitare le relazioni esistenti tra le persone e gli spazi che vivono ed innescarne di nuove più aderenti alle esigenze del vivere contemporaneo. In questo modo portiamo avanti una ricerca funzionale alla nostra capacità di lettura e progettazione degli spazi e contemporaneamente ci poniamo l’obiettivo di stimolare l’immaginario collettivo a riconoscere l’identità dei propri luoghi, privati o pubblici, ad appropriarsene emotivamente ed in caso ad associare ad essi nuovi e diversi modi di “abitare” temporanei o a lungo termine. Questi processi creativi, possono produrre una mutevolezza continua ed in ogni caso dare un valore aggiunto allo spazio.
Per essere pienamente operative ed efficaci, ci siamo concentrate, da buone architette, sulla progettazione dello studio che abbiamo curato personalmente, con l’ausilio di artigiani locali che hanno realizzato il nostro progetto.
Nasce l’Ape Prog come architettura, dotata di sedute interne, monitor, scrivanie, cassetti, panche, illuminazione interna ed esterna che si alimenta con pannello solare, le finiture e in ultimo la grafica e il colore.
Il tema, il più importante sicuramente, quello da cui prende vita materialmente lo studio mobile, è legato all’esigenza di un cambiamento di stato dello spazio di lavoro: dalla scrivania alla piazza. “Street architecture for people, il primo studio mobile di architettura” rappresenta un’evoluzione maturata in anni di ricerca sul territorio, del rapporto tra spazio di lavoro e lo spazio urbano.
Un esempio di iniziale ricerca sul territorio lo abbiamo svolto nei mercati rionali, emblema della collettività, coinvolgendo le persone in un esperimento di commercializzazione dell’architettura come bene primario al pari del cibo.
Partendo dal presupposto che il dialogo con la gente e un rapporto più “intimo” con il territorio sia alla base dell’attività di un architetto, abbiamo cercato di ragionare sul come “abbattere le barriere” tra pubblico e privato, rendere più forti le relazioni che si possono creare con l’intorno, arrivando a maturare un cambiamento di stato: con una metafora: con il progetto dello studio mobile siamo passate da uno stato solido (studio-scrivania/EDIFICIO) ad uno gassoso (studio-piazza CITTA’).
Lo studio mobile ci permette di Essere presenti sul territorio con un mezzo che non è più solo un veicolo ma diviene un attivatore di relazioni antropiche ogni volta differenti, a seconda dello spazio, delle persone e delle attività che promuoviamo.
La cosa interessante è che le relazioni che si instaurano non sono solo tra studio mobile e persone, tra studio mobile e territorio, ma soprattutto tra persone e territorio. Come dicevo la presenza dell’ape determina La modifica del luogo in base all’attività che si genera, crea spazi antropici sempre differenti, che pongono al centro la forte relazione che si instaura tra persone e luogo: abbiamo realizzato una mostra sull’ape collocandola in un cortile, quel cortile non era più solo un cortile, un luogo di attraversamento, ma diventa il cortile del museo (in tal senso un museo gassoso).
La presenza sul territorio per attivare relazioni e nuovi scenari ci permette di condividere la nostra ricerca direttamente con la comunità, che ne diviene attore e motore principale, in un’azione orizzontale in cui tutti siamo parte attiva. Lo studio di architettura, l’atelier che era concepito come un laboratorio sacro, quasi segreto, cambia e diviene luogo di condivisione con la comunità radicata sul territorio, diviene laboratorio esperienziale per la comunità.
Essere presenti, tra la gente, sul territorio, muoversi in maniera veloce, genera accessibilità e facilità di fruizione di un servizio condiviso e partecipato, al passo con i meccanismi di comunicazione odierni, che abbattono le barriere spazio temporali tra le azioni, i luoghi e le persone. Prossimità di azioni e globalità di intenti determinano una Comunicazione orizzontale.
Come Rem Koolhas afferma, “l’architettura liberata dall’obbligo di costruire può divenire un modo per pensare qualsiasi cosa, una disciplina che rappresenta relazioni, proporzioni, connessioni, effetti, il diagramma di tutto”,
E’ evidente che oggi, non solo nell’ambito dello sviluppo ma anche della crescita dei nostri territori, sia significativa più l’idea di processo che non di progetto. Lo studio mobile rappresenta un nuovo processo creativo sul territorio, in grado di sviluppare nuove pratiche sociali, che determinano nuove spazialità o metabolizzato quelle esistenti in un movimento continuo di energia generatrice di spazi. La mobilità come espressione del mutamento del panorama urbano e sociale ma come risposta professionale.
ApeProg soprattutto vuole essere promotrice di attività nelle quali l’architettura, nel senso più libero riscontrato da Koolhaas, possa contribuire allo sviluppo urbano.
Inoltre L’operazione di portare uno spazio “privato” in un luogo pubblico ha come sua immediata conseguenza il cambiamento del ruolo dell’architetto, modifica il ruolo dell’architetto agli occhi della gente, visione dell’architetto, sicuramente più vicina e alla portata di tutti. L’architetto, con la sua creatività ed il suo lavoro analitico in una sorta di viaggio sul territorio tra diversi ecosistemi e diverse culture, sarà la costante di un approccio interattivo e di ascolto del territorio e dei singoli.
Data | 23-28.06.2021
Ente | Promosso e organizzato da AIDIA TRIESTE, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design dell’Università di Genova e con l’Ordine degli Architetti di Venezia.
Localizzazione | Venezia – Biennale di Architettura – Padiglione Italia
Organizzatori | Emmanuele Lo Giudice Lucia Krasovec – Lucas