Il nostro viaggio inizia da qui. Un campiello silenzioso.

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Ci muoviamo rapidamente attraverso calli, ponticelli e baccalà mantecati con polenta, verso l’Arsenale ed i giardini della Biennale… forse quest’anno ci entusiasma di più il baccalà. 

All’arsenale cerchiamo il padiglione Italia di TAM Associati perché ci sembra che renda esattamente il senso della nostra professione oggi. Architettura come azione concreta sul territorio, rete sociale, intervento mobile e al tempo stesso site specific. Architettura al servizio della comunità. “Taking Care – affermano i curatori – è un’azione che nasce nel Padiglione Italia con l’intenzione esplicita di radicarsi, germogliare e riprodursi al di fuori di esso, per generare una nuova consapevolezza civica”. Sempre più l’architettura oggi si pone come processo piuttosto che come progetto.

In giro per la laguna testiamo la resilienza della città. Resilienza come la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, senza alienare la propria identità … la capacità di fare fronte ai processi di rigenerazione però l’ha di molto trasformata nel tempo e che sia ormai da anni un non luogo non è una novità. La direzione in cui si muove però pare quella di consolidare questa tendenza. Il recupero de il Fondaco dei Tedeschi da parte di OMA , indipendentemente dalle qualità del progetto, si incanala nel processo di totale alienazione da quello che era una volta una città con le sue dinamiche sociali e territoriali ma ci restituisce un “centro commerciale extra lusso dei sospiri” l’ennesimo luogo da cartolina, uno spazio solo per turisti molto abbienti e a noi… solo i sospiri.

Al prossimo prog on tour

[BA+EMI]

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