Qualche giorno a Parigi e ti ricarichi. O forse meglio dire ti riempi… e si perché a Parigi tutto è tanto, tanto bello, tanto vecchio, tanto profumato, tanto nuovo e tanto gustoso. E’ una di quelle città che sembra sempre uguale a se stessa, che basta una volta nella vita, un week end e l’hai vista tutta e ti basta così. In realtà è una città che cambia continuamente aspetto, colore, odore con quella sobrietà che le appartiene, con quella discrezione tutta sua… non si manifesta spudoratamente, non in modo autoreferenziale.. si lascia scoprire e ammirare come una bella donna un po’ timida… tra vicoli, seguendo mappe o assecondando la propria curiosità mista a istinto, rivela sempre qualcosa di affascinante , sempre qualcosa da fare, perché a Parigi la cultura è ancora un valore. Questo il motore che ci spinge a guardare oltre i soliti e bellissimi luoghi noti, lasciandoci sorprendere ad esempio da un quartiere ricco di suggestioni e nuove tendenze come Belleville, animato da bar pieni di gente, ristorantini intimi e murales, zona di artisti e centro di vitalità, colori e multiculturalità. Le stradine di Montparnasse dove trovi le crepes più buone e belle della città. Continuando il tour gastronomico come non citare la soupe à l’oignon in un delizioso bistrot stile Belle Epoque trovato per caso in un vicoletto vicino l’Odeon. E ancora, sempre d’improvviso, quasi a spaventarti, la bellezza ti assale quando, tra le linee geometriche e colorate del museo Quai Branly, splendidamente disegnato da Jean Nouvel, spunta un pezzo di tour Eiffel, la stessa che hai visto non so quante volte nella tua vita ma che in quel momento ti appare come una fascinosissima scoperta. E le passeggiate tra i vicoli e le patisserie a Le Marais, allungandoti fino al Centre Pompidou che nonostante gli anni merita ogni volta un saluto anche da angolazioni diverse. E poi perdersi nella bellezza fatta di piacevoli contrasti del Palais De Tokyo e tra i suoi wc che forse fanno parte dell’istallazione.
E alla fine del viaggio, nonostante temperature invernali e pioggia, nonostante “la erre moscia non mi viene, francesi fatevene una ragione e andate a senso”, puoi anche morire felice quando davanti alla Fondation Louis Vuitton, opera sorprendente di Frank Gehry, uno dei miei compagni di viaggio si ferma, la osserva e mi dice “Ma è uguale all’arca di Creamy”… ed è immediatamente magia.
Floriana